
A MARCA una carrellata d’interventi fa i conti con il digitale e ci racconta il futuro con lo Smart Packaging
L’evoluzione del packaging incarna le esigenze e le criticità del nostro tempo è insieme aspettativa e progetto; al centro degli interventi della prima giornata di MARCA, c’è lo smart packaging; i diversi relatori lo inquadrano come il nuovo packaging quello che fa dell’impiego della tecnologia intelligente una via per l’ottimizzazione del consumo.
Già perché lo smart packaging è quell’imballaggio che nasce per migliorare la fruizione del consumatore.
Il cammino verso le nuove generazioni di imballaggi è stato scandito in questi anni da tappe importanti; il mercato sperimenta già gli imballaggi attivi, un packaging che interagisce con il prodotto assorbendo sostanze e rilasciandone a sua volta, per prolungare la shelf life dell’alimento. Con gli imballaggi intelligenti l’interazione si sposta sul consumatore che grazie a un chip riceve informazioni più complete sul prodotto, fino a ricavarne la completa tracciatura.
E poi c’è lo smart packaging che spinge più avanti il livello d’interazione perché determina la qualità della fruizione del consumatore. Una visione dell’imballaggio che riflette quei valori di condivisione e accesso all’informazione rappresentati dal web e porta al processo di digitalizzazione del retail come modalità principe per innalzare il livello della relazione con l’utente.
E se ancora il concetto sembra lontano quando Valentina Grasso, Senior Achitect della Carlo Ratti Associati presenta “i casi di successo nell’applicazione delle nuove tecnologie al retail”, scopriamo con la parete mangiabile di Venchi, cosa s’intende per alto livello di interazione con il consumatore. Si tratta del progetto realizzato dall’Azienda per il padiglione del Marchio Venchi al Fico Eataly World, il parco tematico dedicato alle eccellenze agroalimentari Italiane. Un’enorme parete di cioccolatini fa da ingresso a un’esperienza di degustazione digitale. Le reazioni dell’utente, invitato a provare le diverse praline al cioccolato, sono misurate da tecnologie comprendenti il riconoscimento facciale.
Le suggestioni dell’incontro fra fisico e digitale, diventano anche sana provocazione nell’intervento di Marco Sachet, direttore dell’Istituto Italiano Imballaggio che prende in considerazione lo smart packaging come opportunità per contrastare lo spreco alimentare.
Le considerazioni di Sachet prendono forma dalle funzioni fondamentali degli imballaggi: contenere, proteggere, conservare e presentare il prodotto alimentare. Sono questi del resto i fattori he ne hanno determinato la nascita e l’evoluzione. Nel “contenere” il packaging esprime oltre alla sua funzione essenziale, una risposta alle nostre modalità di consumo; si pensi alla monoporzione, piuttosto che all’imballaggio nato per il take away. Nel “proteggere e nel conservare” esprime tutto il suo potenziale nella battaglia allo spreco alimentare.
Prolungare la shelf life di un alimento significa infatti moltiplicarne le opportunità di consumo.
Concedere più tempo per la fruizione di un alimento, quando come consumatori al momento dell’acquisto siamo inclini alla scorta alimentare, è un risultato sostanziale. Compriamo molto più di quanto non consumeremo nell’immediato, acquistiamo distrattamente e spesso con poca lungimiranza gestiamo i prodotti quando sono nel nostro frigorifero. Le tecnologie digitali, lo smart packaging in grado di avvisarci di quale cibo sia opportuno consumare per primo, potrebbe essere un’ottimo sostegno alla battaglia contro lo spreco alimentare; l’unico dubbio sollevato da Sachet e che non possa sconfiggere un fattore culturale, a tutt’oggi causa prima del problema.
Lo spreco si concretizza in ogni fase della filiera alimentare, le ragioni per le quali ciò avviene in molti casi riposano nella necessità di assecondare le nostre abitudini come consumatori. Un esempio su tutti? Desideriamo essere coccolati da un’offerta sempre molto variegata, il retail ci asseconda nella varietà e nella quantità e gli alimenti in vendita sono sempre sovradimensionati rispetto alle necessità reali.
La nostra evoluzione culturale è dunque indispensabile per consentirci di sfruttare al massimo le nuove opportunità che ci offre la quarta rivoluzione Industriale.
Restiamo immersi nel mondo dell’industria 4.0 e con l’intervento di Moira Fadini, Chief Marketing Officer dell’Azienda 4Flying, affrontiamo lo smart packaging dall’ottica degli addetti i lavori. L’ingresso della tecnologia digitale nel mondo del packaging rappresenta l’integrazione di un alto livello di complessità. Il packaging assolve a tante funzioni contemporaneamente e chiama in causa, dalla fase di progettazione alla vita di scaffale del prodotto, una molteplicità di figure professionali che interagiscono con e per il packaging.
L’ottimizzazione dei processi diventa un’esigenza irrinunciabile, alla quale l’azienda risponde con un programma gestionale, 4Pack, pensato per una gestione globale del packaging.
Una tecnologia adeguata al mercato pensato e vissuto come una rete interconnessa; l’obiettivo è una gestione dinamica del packaging. Aggiornamenti in tempo reale sulla vita del prodotto sono gestiti da un software multilingua che comunica, in ogni fase, agli attori correlati eventuali modifiche o integrazioni. In linea con le dinamiche del nostro tempo, tramite il QR code sulla confezione, 4pack gestisce anche un’esperienza aumentata del packaging da parte del consumatore che potrà visionare contributi video, schede informative aggiuntive e altre risorse in merito al prodotto scelto.
Le nuove caratteristiche e potenzialità incarnate dallo smart packaging, non possono non confrontarsi con i delicati aspetti normativi. In tal senso la crescita di complessità funzionale del packaging rilancia in modo sostanziale il ruolo delle professionalità coinvolte nelle analisi e certificazioni.
È quatto approfondiamo con l’intervento di Francesca Faraon, Product Manager per la Mérieux Nutrisciences Italia. In modo chiaro ed esauriente la relatrice traccia le linee della fondamentale collaborazione fra laboratorio e azienda, a partire dalle fasi di progettazione del packaging. Sicurezza, ecocompatibilità, sono fra le prerogative fondamentali, giuridicamente riconosciute come tali, con le quali le aziende sono tenute a confrontarsi.
Il ruolo dei laboratori analisi e degli enti certificatori diventa quindi essenziale. A partire dal loro prezioso lavoro di analisi dei trend e delle insidie normative che nascondono, rappresentano per l’azienda di packaging, un’opportunità in più per realizzare soluzioni in grado di essere accattivanti, efficienti e sempre adeguate. Inoltre l’evoluzione nei materiali, negli accorgimenti e nei dispositivi collegati al packaging, comporta e comporterà in maniera inevitabile la necessità di nuove verifiche e controlli. L’evoluzione del packaging cambia, anche in questa direzione, le modalità di progettazione e le interazioni fra gli attori del mercato.
Un esempio su tutti: consideriamo uno smart packaging le confezioni alimentari dotate di valvole per la fuoriuscita del vapore. L’introduzione sul mercato di questi imballaggi ha reso necessarie prove di idoneità tecnologica sulla confezione, valutando la risposta alle alte temperature, agli sbalzi termici e alla tenuta complessiva in termini di resistenza meccanica dell’imballaggio. La priorità fondamentale, quella di garantire la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti proposti sul mercato, renderà sempre più intensa la collaborazione fra diverse professionalità: anche questo è smart.
A concludere la prospettiva sullo Smart Packaging, fra tecnologia ed ecocompatibilità, l’esperienza di un’azienda del settore considerata all’avanguardia nella progettazione e produzione di Packaging.
Silvia Ortolani, Direttore Commerciale e Titolare di Esseoquattro, racconta sinteticamente la loro esperienza e i connotati fondamentali della loro politica aziendale. Molto orientati alla ricerca e all’innovazione sostenibile, la relatrice ripercorre con noi le ragioni a partire dalle quali prendono forma le loro soluzioni per il settore.
Lo smart packaging secondo Esseoquattro è un packaging ecocompatibile che riduce gli ingombri, facile da scomporre, agile da gestire, dalla logistica, alla fruizione, l’usabilità è fondamentale, fino allo smaltimento dello stesso. Non potendo essere eliminato il packaging deve infatti essere utilizzato al meglio, ottimizzato per anticipare i bisogni dell’utente.
È un grande comunicatore e anche in questa direzione il suo impiego deve essere potenziato; deve essere pensato per portare al consumatore informazioni fondamentali e capaci, fra l’altro, di contribuire a quell’evoluzione culturale che è opportuno si compia. Ci lascia annunciando entro fine anno il lancio sul mercato di un packaging che aumentarà la shelf life dei prodotti alimentari.
Mentre i microfoni si spengono cerchiamo di trarre le fila degli apprezzabili contributi ascoltati. Lo smart packaging, dunque l’ingresso delle tecnologie digitali nel comparto, sono una naturale evoluzione per il settore. L’opportunità e le potenzialità che portano con sé, stanno seguendo traiettorie diverse a livello Internazionale. Già diffusi su altri mercati, l’Italia si mostra più acerba, con più di una questione da risolvere. Il fattore economico incide non poco, è attualmente ancora troppo oneroso il costo degli smart packaging per poter ipotizzare una diffusione su vasta scala; c’è poi un non trascurabile fattore culturale legato alle modalità di consumo e fruizione del consumatore, abbiamo insomma ancora un po’ di strada da percorrere.
Questo futuro per certi versi già presente è affascinante e denso di potenzialità; interconnessi, collegati e globali dobbiamo solo imparare a gestirlo.